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Guardarsi dentro
“Abbiamo fatto un inventario morale profondo e senza paura di noi stessi. “
DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 57
Il Quarto Passo è lo sforzo vigoroso e coscienzioso di scoprire quali responsabilità ci siano state e siano ancora in ognuno di noi. Voglio capire esattamente come, quando e dove gli istinti naturali hanno deformato il mio modo di pensare e di agire. Mi propongo di esaminare onestamente l’infelicità che ciò ha procurato agli altri e a me stesso. Posso cominciare a correggere le mie alterazioni emotive solo scoprendo quali sono. Se non mi impegno in questa ricerca con uno sforzo volenteroso e costante, può esserci per me ben poca sobrietà e poca intima gioia.
Per chiarire i sentimenti ambigui, ho bisogno di sentirmi interiormente forte e disponibile. Una tale consapevolezza non arriva all’improvviso, e non dura per sempre, per nessuno. Ognuno ha la capacità di crescere e raggiungere la consapevolezza di se stesso confrontandosi onestamente con la realtà. Quando non scanso i problemi ma li affronto direttamente, cercando sempre di chiarirli, poco a poco rimpiccioliscono.
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Costruire il carattere
Pretendere dagli altri troppa attenzione, protezione e amore può solo generare negli stessi protettori l’impulso di dominare o di respingere…
DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 60
Quando nel Quarto Passo ho scoperto il mio bisogno d’approvazione, non pensavo di doverlo classificare tra i miei difetti del carattere. Preferivo considerarlo un pregio: il desiderio di piacere alla gente. Sono stato subito avvertito che però questo “bisogno” può essere molto pericoloso. Oggi mi piace ancora ricevere l’approvazione della gente, ma non sono più disposto a pagare il prezzo che pagavo prima per ottenerla. Non voglio più trasformarmi in un burattino per farmi apprezzare dagli altri. Se ho la tua approvazione, bene; se non l’ho, sopravvivrò lo stesso. Sono responsabile di ciò che dico perché lo penso veramente, non perché gli altri vorrebbero sentirselo dire.
Allo stesso modo, il mio falso orgoglio mi aveva sempre indotto a preoccuparmi della mia reputazione. Da quando sono stato illuminato dal Programma di A.A., ciò cui aspiro è migliorare il mio carattere.
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Accettare la propria umanità
Abbiamo finalmente capito che l’inventario doveva essere quello del nostro comportamento, non quello degli altri. Abbiamo ammesso onestamente i nostri torti e abbiamo espresso la volontà di rimettere le cose a posto.
COME LA VEDE BILL, pag. 222
Perché l’alcolista è così restio ad assumersi responsabilità? Prima bevevo per quello che mi facevano gli altri. Arrivato in AA., mi è stato detto di fare attenzione a dove io avevo sbagliato. In che modo ero stato coinvolto in tutta una serie di questioni? Solo quando ho accettato di aver avuto una parte in ognuna di esse sono riuscito a metterle nero su bianco, e a vederle così per quelle che erano: una conseguenza’del fatto che sono un essere umano. Nessuno mi chiede di essere perfetto! Ho commesso degli errori in passato e ne farò ancora nel futuro. Essere onesto al riguardo mi permette di accettarli — e di accettare me stesso e quelli con cui ho avuto divergenze; arrivato a questo punto, il recupero è proprio dietro l’angolo!
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Chiedere la luna
“Questo stesso autentico senso di inferiorità è ingigantito dalla sua sensibilità infantile, ed è questo stato di cose a generare in lui quella brama insaziabile e anormale di approvazione di se stesso e di successo agli occhi del mondo. Ancora bambino, chiede a gran” voce la luna. E la luna sembra non curarsene. “
IL LINGUAGGIO DEL CUORE, pag. 126
Quando bevevo, mi sembrava di oscillare fra un senso di totale annullamento e l’illusione di essere il centro del l’universo. Cercare il difficile equilibrio fra le due posizioni è diventata una parte importante del mio recupero. La luna che chiedevo di continuo a gran voce da sobrio è raramente piena; mi mostra invece le sue varie altre fasi, e ci sono lezioni da imparare in ognuna di loro. Spesso ho imparato davvero qualcosa solo dopo periodi di eclisse, di oscurità: ma ad ogni ciclo del mio recupero la luce si fa più forte e la mia visione più chiara.
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Autentica fratellanza
Non abbiamo mai cercato di essere solo un componente della famiglia, un amico tra gli amici, un lavoratore tra i lavoratori, un membro utile della società. Abbiamo sempre cercato di lottare per Stare sulla cima del mucchio o per nasconderci nella parte più bassa. Questo comportamento egocentrico ha impedito ogni rapporto equilibrato con chiunque intorno a noi. Non comprendevamo minimamente cosa fosse l’autentica fratellanza.
DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 74
Questo messaggio contenuto nel Quarto Passo è stato il primo che ho sentito forte e chiaro: mai visto un mio ritratto così preciso scritto su un foglio! Prima di arrivare in A. A. non sapevo di alcun posto che potesse insegnarmi a diventare una persona tra le altre. Sin dalla mia prima riunione ho incontrato gente che ci riusciva benissimo e ho desiderato diventare come loro. Uno dei motivi per cui sono un alcolista sobrio e felice è che sto imparando questa importantissima lezione.
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Un processo che dura tutta la vita
Le relazioni con gli altri si presentavano ardue, non eravamo capaci di dominare la nostra emotività, eravamo in preda alla miseria e alla disperazione, non riuscivamo a guadagnare i mezzi per vivere, ‘avevamo la sensazione di essere inutili, la paura ci attanagliava, eravamo infelici, ci sembrava impossibile aiutare gli altri….
ALCOLISTI ANONIMI, pag. 51
Queste parole mi ricordano che i miei problemi non si limitano all’alcol e che l’alcol è solo il sintomo di una malattia più profonda. Quando ho smesso di bere, ho intrapreso un processo di recupero che durerà tutta la vita, recupero da emozioni incontrollate, relazioni dolorose e situazioni ingovernabili. La maggior parte di noi non riesce a seguire questo percorso senza l’aiuto di un Potere Superiore e dei nostri amici A. A. Quando ho iniziato a lavorare sui Passi del Programma, molti di quei fili prima ingarbugliati hanno cominciato a districarsi e, a poco a poco, le situazioni più contorte della vita hanno cominciato a raddrizzarsi. Un giorno alla volta, quasi impercettibilmente, sono guarito. Come un termostato che va abbassandosi, le mie paure sono diminuite. Ho cominciato a provare momenti di soddisfazione. Le mie emozioni sono diventate meno instabili. Appartengo di nuovo alla famiglia dell’umanità.
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Un ampio arco di gratitudine
Ed è con riconoscenza che dichiaro, a nome del dottor Bob e mio, che senza le nostre mogli Anne e Lois non avremmo potuto vivere così a lungo da poter vedere nascere A.A.
COME LA VEDE BILL, pag. 67
Sono capace di offrire abbastanza gratitudine a mia mo glie, ai parenti e amici senza il cui sostegno non sarei mai sopravvissuto per raggiungere la porta di A.A.? Lavorerò su questo e.cercherò di comprendere i piani che il mio Potere Superiore mi indica e che legano insieme le nostre vite.
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Uno sguardo in me stesso
Vogliamo scoprire con esattezza come, quando e dove i no stri istinti naturali ci hanno alterato la mente. Desideriamo guardare onestamente in faccia l’infelicità che tutto ciò ha procurato agli altri e a noi stessi. Solo scoprendo quali so no le nostre deformazioni emotive possiamo fare dei passi per correggerle.
DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 58
Oggi non sono più schiavo dell’alcol, però la schiavitù minaccia ancora’me, i miei desideri, persino i miei sogni in molti modi diversi. Eppure, senza sogni non riesco neppure a esistere; senza sogni non c’è nulla che mi faccia andare avanti.
Devo guardare dentro me stesso, per diventare libero. Devo invocare il potere di Dio per affrontare la persona che ho temuto di più, proprio me stesso, quella persona che Dio ha creato affinché si realizzasse pienamente. Se non ci riesco, o finché non lo faccio, dovrò fuggire sempre senza essere mai veramente libero. Ogni giorno chiedo a Dio di mostrarmi questa libertà.
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Libertà dal Re Alcol
… non dobbiamo supporre, neppure per un attimo, di non essere sottoposti ad alcun obbligo. …Il nostro vecchio ti ranno, il Re Alcol, è sempre pronto a catturarci di nuovo. Di conseguenza, la liberazione dall’alcol costituisce il primo “dovere” da osservare, pena la follia o la morte.
COME LA VEDE BILL, pag. 134
Quando bevevo, vivevo in stato di prigionia spirituale, emotiva e talora fisica. Avevo costruito la mia galera con sbarre di ostinazione e di indulgenza verso me stesso, da cui non riuscivo a fuggire. Saltuarie formule magiche per smettere di bere, che sembravano promettere la libertà, si rivelavano essere poco più che speranze di una tregua. La vera liberazione richiedeva la buona di volontà di compiere qualunque giusta azione fosse necessaria per girare la chiave nella toppa. Con quella buona volontà e con l’azione, per me si sono aperte sia la serratura sia le sbarre. La buona volontà e l’azione continua mi mantengono libero, in una sorta di prolungato periodo’ di prova giornaliero che non deve finire mai.
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Crescere
L’essenza di ogni crescita è la disponibilità a cambiare per il meglio, e poi una incessante buona volontà di assumersi qualsiasi responsabilità ciò comporti.
COME LA VEDE BILL, pag. 115
Qualche volta, quando mi decido a fare quello che avrei dovuto fare già da tanto, cerco approvazione e riconosci menti. Non mi rendo conto che più desidero agire in mo do diverso da prima, più la mia vita è esaltante. Più desidero aiutare gli altri, maggiore è la ricompensa che ne ricevo. Questo, per me, significa mettere i principi in prati ca. La gioia e il beneficio che ne vengono stanno nella buona volontà di fare certe’cose, non nei risultati immediati. Essere un po’ più gentile, un po’ meno incline alla collera, un po’ più amorevole rende la mia vita migliore, giorno dopo giorno.
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Una parola da eliminare: “colpa”
Per arrivare a capire che eravamo vittime di tali instabili emozioni abbiamo spesso avuto bisogno di molto tempo. Riuscivamo a individuarle rapidamente negli altri, ma solo lentamente in noi stessi. Anzitutto abbiamo dovuto ammette re che avevamo molti di questi difetti, anche se fare tale scoperta fu doloroso e umiliante. Per quanto riguardava gli al tri, abbiamo dovuto sopprimere la parola “colpa” dai no stri discorsi e dai nostri pensieri.
DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 65
Quando ho fatto il mio Quarto Passo secondo le indica zioni del Grande Libro, ho notato che la mia lista dei ri sentimenti era piena di pregiudizi e di accuse verso gli al tri perché non ero riuscito ad avere successo e a vivere a livello delle mie potenzialità. Ho scoperto anche che mi sentivo diverso perché sono di colore. Continuando a lavorare sui Passi, ho imparato che avevo sempre bevuto per sbarazzarmi di quegli stati d’animo. È stato solo quando ho raggiunto la sobrietà e ho lavorato al mio inventario che sono riuscito a non incolpare più nessuno.
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Liberarsi dalla follia
… per ciò che riguarda l’alcol ci siamo veramente comportati da pazzi.
ALCOLISTI ANONIMI, pag. 37
L’alcolismo mi costringeva a bere, che lo volessi o no. Questa follia dominava la mia esistenza ed era l’essenza della mia malattia. Mi privava della libertà di scelta riguardo al bere, e quindi di ogni altra scelta. Quando bevevo, non ero in grado di prendere una reale decisione in nessun settore della mia vita, e la mia vita era diventata incontrollabile. Chiedo a Dio di aiutarmi a capire e accettare tutto ciò che significa la malattia dell’alcolismo.
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Il falso conforto dell’autocommiserazione
L’autocommiserazione è uno dei difetti più deplorevoli e più estenuanti che conosciamo. E un ostacolo a ogni progresso spirituale e può privarci di ogni vera comunicazione con i nostri simili perché esige attenzione e simpatia a dismisura. E’ una piagnucolosa forma di martirio che ci fa stare sempre peggio.
COME LA VEDE BILL, pag. 238
Il falso conforto dell’autocommiserazione mi protegge solo momentaneamente dalla realtà e poi richiede che ne prenda dosi sempre maggiori, proprio come una droga. Se gli cedo potrebbe condurmi a ricadere nell’alcol. Che posso fare? Un antidoto sicuro è quello di rivolgere la mia attenzione un po’ per volta ad altri che sono vera mente meno fortunati di me, meglio se alcolisti. La mia esasperata sofferenza diminuirà in proporzione a quanto dimostrerò coi fatti di immedesimarmi in loro.
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Il “nemico numero uno”
Il risentimento è il “nemico numero uno “. Distrugge più alcolisti di ogni altro stato d’animo e da esso nascono molte forme di malattia spirituale. Siamo stati malati non solo nella mente e nel corpo, ma anche nello spirito.
ALCOLISTI ANONIMI, pag. 63
Quando nel mettere in pratica il Quarto Passo mi guardo dentro, mi è facile nascondere il male che ho fatto vedendolo semplicemente come un metodo per “pareggiare i conti” con il male Che è stato fatto a me. Se continuo a rivivere le mie vecchie ferite provo risentimento, e il risentimento impedisce alla luce del sole di entrarmi all’ani ma. Se continuo a rivivere le offese e gli odi, offenderò e odierò me stesso. Dopo anni di oscurità nel risentimento, ho trovato la luce. Devo lasciar perdere i risentimenti: non me li posso permettere.
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La schiavitù dei risentimenti
… questo fatto del risentimento è estremamente grave. È proprio in quel momento che ci tagliamo fuori dalla luce dello spirito.
COME LA VEDE BILL, pag. 5
Si è detto che la rabbia è un lusso che non poso permettermi. Ciò implica forse che ignoro questa emozione umana? Penso proprio di no. Prima di conoscere il Programma di A.A. ero schiavo dei tipici comportamenti dell’alcolismo. Ero incatenato alla negatività, senza alcuna speranza di liberarmene.
I Passi mi hanno offerto un’alternativa. Il Quarto Passo è stato l’inizio della fine della mia schiavitù. Il sistema con cui sono “riuscito a fuggire” è cominciato con un inventario. Non dovevo aver paura, poiché i Passi prece denti mi assicuravano che non ero solo. Il mio Potere Superiore mi ha condotto a questa porta e mi ha dato il do no della scelta. Oggi posso scegliere di aprire la porta verso la libertà e di gioire nella luce dei Passi, mentre essi purificano il mio spirito.
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Ira: un lusso
Se si deve vivere bisogna liberarsi della collera. Non va bene per noi né l’impazienza né i magoni mentali e passionali. Chi è normale può permettersi questo lusso, ma per gli alcolisti questi stati d’animo sono veleno.
ALCOLISTI ANONIMI, pag. 65
“Un lusso”. Quante volte ho ricordato queste parole. Non è solo la rabbia che è meglio lasciare ai non alcolisti: ho fatto un elenco che comprende il risentimento giustifica bile, l’autocommiserazione, la tendenza a giudicare, il credersi sempre dalla parte della ragione, il falso orgoglio e la falsa umiltà. Ogni volta che leggo la lunga nota che ne risulta sono sempre sbalordito. I principi del Programma mi sono stati inculcati così bene che faccio sempre molta attenzione a tutti questi difetti che vi sono elencati. Ringrazio Dio di non potermeli permettere, oppure vi ricadrei di certo.
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Amore opposto della paura
Tutte queste debolezze generano la paura, che di per sé è una malattia dell’ anima.
DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 67
“La paura ha bussato alla porta, ha risposto la fede: non c’era più nessuno”. Non so’ a chi dovrebbe essere attribuita questa citazione, ma certo indica molto chiaramente che la paura è un’illusione. L’illusione me la creo da solo.
Ho sperimentato la paura molto presto nella vita, e ho pensato erroneamente che il solo fatto che ne avessi facesse di me un codardo. Non sapevo che una delle definizioni di “coraggio” è “essere disposti a fare la cosa giusta nonostante la paura”. Il coraggio, dunque, non è necessariamente assenza di paura.
Nei periodi della vita in cui non ho avuto amore, ho di certo avuto più paura. Avere paura di Dio è avere paura della gioia. Guardandomi indietro mi accorgo che nei momenti in cui temevo maggiormente Dio non c’era alcuna gioia nella mia vita. Appena ho imparato a non te mere più Dio, ho anche imparato a provare la gioia.
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Onestà con se stessi
La disposizione ad ingannare gli altri è quasi sempre radicata in quella di ingannare se stessi Quando siamo onesti con un’altra persona, abbiamo la conferma che siamo stati onesti con noi stessi e con Dio.
COME LA VEDE BILL, pag. 17
Quando bevevo, ingannavo me stesso sulla realtà, riscrivendola come volevo che fosse. Ingannare gli altri è un difetto di carattere – anche se si tratta solo di forzare un po’ la realtà dei fatti o di abbellire le proprie intenzioni così che gli altri possano pensare bene di me. Il mio Potere Superiore può rimuovere questo mio difetto di carattere, ma prima devo aiutare me stesso a rendermi pronto a ricevere questo aiuto, smettendo di ingannare. Devo ricordarmi ogni giorno che ingannare me stesso su me stesso è come prepararmi al fallimento o alla delusione, nella vita e in Alcolisti Anonimi. Una relazione stretta e onesta con un Potere Superiore è l’unico solido fonda mento che porta all’onestà con se stessi e con gli altri.
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Fratelli nei difetti
Noi alcolisti recuperati non siamo tanto fratelli nelle virtù quanto lo siamo nei difetti e nei nostri sforzi comuni per superarli.
COME LA VEDE BILL, pag. 167
L’identificazione che un alcolista ha con un altro è misteriosa, spirituale: quasi incomprensibile. Ma c’è. La “sento”. Oggi sento di poter aiutare delle persone e che loro possono aiutarmi.
Per me “è una sensazione nuova ed eccitante aver cura degli altri; avere a cuore quello che sentono, sperano e per cui pregano; conoscere la loro tristezza, gioia, orrore, dolore, angoscia e voler condividere queste emozioni in modo che qualcuno possa trarne sollievo. Non ho mai saputo come farlo, neppure come provarci. Ne mi aveva mai neanche interessato. Alcolisti Anonimi, e Dio, mi in segnano a interessarmi agli altri.
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Esame di coscienza
… domandiamo a Dio dì guidare i nostri pensieri, supplicandoLo dì allontanare da noi ogni autocommiserazione e comportamento che potrebbe essere disonesto o egoista.
ALCOLISTI ANONIMI, pag. 85
Quando espressa sinceramente, questa preghiera mi insegna a essere davvero altruista e umile: persino quando facevo delle buone azioni, infatti, spesso ero soltanto alla ricerca di approvazione e gloria per me. Con l’analizzare le motivazioni di tutto ciò che faccio posso davvero servire Dio e gli altri, aiutandoli a fare quello che vogliono fare. Nel momento in cui affido a Dio i miei pensieri, si eliminano molte inutili inquietudini e credo che Lui mi guidi lungo l’arco della giornata. Quando elimino ogni pensiero di autocommiserazione, disonestà ed egocentrismo non appena entra nella mia mente, trovo la pace con Dio, con il prossimo e con me stesso.
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COLTIVARE LA FEDE
“Non credo che si possa fare bene qualcosa a questo mondo a meno che non ci si eserciti, e non credo che noi riusciremo a fare A.A. molto bene se non mettiamo in pratica i principi.. ‘.’Dovremmo esercitarci… acquistando lo spirito di servizio. Dovremmo tentare di avere un po ‘ di fede, cosa non facile, specie per le persone che, seguendo gli standard della società di oggi, sono sempre state molto materialiste. Ma io penso che la fede si possa acquisire; si può acquisire lentamente, deve essere coltivata. Per me non fu facile, e presumo che sia difficile per tutti…”.
IL DOTT. BOB E I BUONI VECCHI COMPAGNI, pag. 311
La paura è spesso la forza che mi impedisce di acquisire e coltivare il potere della fede. È la paura che ostacola ogni mia possibilità di apprezzare la bellezza, la tolleranza, l’indulgenza, il servizio e la serenità.
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NUOVO TERRENO… NUOVE RADICI
Intuizioni istantanee possono condurre a un’esistenza pervasa di serenità spirituale, e io ho un’eccellente ragione per saperlo. Le radici della realtà, prendendo il posto dei cespugli delle nostre nevrosi, resisteranno ai venti violenti delle forze che ci annienterebbero, o che noi stessi useremmo per distruggerci.
COME LA VEDE BILL, pag. 173
Sono giunto in A. A. come una fragile pianticella, tremante e quasi sradicata’. L’ho fatto per sopravvivere, ma è stato un inizio. Mi sono esteso, sviluppato, aggrovigliato, ma con l’aiuto degli altri, il mio spirito alla fine è sbocciato dalle radici. Ero libero. Mi sono messo in azione, mi sono tirato indietro, mi sono buttato ancora avanti, ho pregato, ho ripreso ad agire e ho ricominciato a capire da capo, e allora mi ha illuminato un lampo d’intuizione. Sopra, dalle mie radici, i rami dello spirito si sono allungati e hanno prodotto germogli forti e verdi, aiutandomi a crescere verso l’alto, su per i gradini che portano al cielo. Qui sulla terra Dio perpetua incondizionatamente il dono dell’amore più grande. La mia vita A.A. mi mette su un cammino del tutto diverso, le mie radici affondano in un terreno nuovo.
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A.A. NON È UNA PANACEA
Sarebbe un prodotto del falso orgoglio pretendere che A.A. sia una panacea, persino per l’alcolismo.
COME LA VEDE BILL, pag. 285
Nei miei primi anni di sobrietà ero pieno di orgoglio, e pensavo che A.A. fosse l’unica fonte di cura per una vita bella e felice. Era certamente l’ingrediente fondamentale per la mia sobrietà, e anche oggi, dopo più di dodici anni di Programma, mi impegno molto nelle riunioni di gruppo, nell’attività di sponsor e nel Servizio. Nei miei primi quattro anni di recupero ho ritenuto necessario cercare l’aiuto di professionisti, giacché la mia salute emotiva era estremamente precaria. C’è anche chi ha trovato la sobrietà e la felicità in altre organizzazioni. Alcolisti Anonimi mi ha insegnato che avevo una scelta: fare di tutto per migliorare la mia sobrietà. A.A. può anche non essere una panacea per tutti i mali, ma è il centro della mia vita da sobrio.
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IMPARARE AD AMARE SE STESSI
L’alcolismo era stato una faccenda solitaria, nonostante fossimo circondati da persone che ci amavano. … Stavamo ancora tentando di trovare la sicurezza emotiva cercando di dominare o di dipendere dagli altri…. abbiamo ancora inutilmente cercato di trovare sicurezza mediante qualche malsano tentativo di dominio o di dipendenza.
COME LA VEDE BILL, pag. 252
Quando ho fatto l’inventario personale ho capito d’avere relazioni malsane con la maggior parte della gente nella mia vita: gli amici e la famiglia, per esempio. Mi sentivo sempre isolato e solo. Bevevo per attenuare la sofferenza emotiva.
È stato grazie alla sobrietà, a un buono sponsor e al lavoro sui Dodici Passi che sono riuscito ad accrescere la scarsa stima che avevo di me stesso. Per prima cosa i Do dici Passi mi hanno insegnato a diventare il migliore ami co di me stesso e poi, quando sono stato in grado di ama re me stesso, ho potuto aprirmi e amare anche gli altri.
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ENTRARE IN UNA NUOVA DIMENSIONE
Agli ultimi stadi del nostro alcolismo, si .è persa la volontà di resistere. Tuttavia, quando ammettiamo la sconfitta totale e diventiamo completamente pronti a provare i principi dì A.A., la nostra ossessione ci abbandona ed entriamo in una nuova dimensione: la libertà in Dio, come noi Lo concepiamo.
COME LA VEDE BILL, pag. 283
Sono fortunato di essere tra coloro che nella vita hanno avuto questa grandiosa trasformazione. Quando ho varcato la soglia di A.A., solo e disperato, ero così prostrato da essere disposto a credere a qualsiasi cosa sentissi. Una delle cose che ho afferrato è stata “questi potrebbero essere i tuoi ultimi odiosi postumi da sbornia, oppure puoi continuare a girarci ancora attorno”. L’uomo che me l’aveva detto era ovviamente molto più fuori dai guai di me. Mi è piaciuta l’idea di ammettere la sconfitta, e da allora sono libero! Il cuore ha sentito ciò che la mente non avrebbe mai potuto: “Essere impotenti di fronte all’alcol non è un bell’affare”. Sono libero, e sono grato!
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IL PUNTO NON È LA FELICITÀ
Io non credo che il punto sia la felicità o l’infelicità. Come affrontiamo i problemi in cui ci imbattiamo? Come ne traiamo le migliori lezioni e comunichiamo agli altri ciò che abbiamo imparato, quando accettano di impararlo?
COME LA VEDE BILL, pag. 306
Alla ricerca della felicità ho cambiato lavoro, mi sono sposato e ho divorziato, ho provato a spostarmi da un po sto all’altro, mi sono riempito di debiti: finanziari, emotivi e spirituali. In A.A. sto imparando a crescere. Invece di pretendere che siano le persone, i luoghi e le cose a darmi la felicità, posso chiedere a Dio di farmi accettare me stesso per come sono. Quando un problema mi opprime, i Dodici Passi di A.A. mi aiutano a crescere attraverso il dolore. La conoscenza che me ne viene può essere un do no per altri che soffrono dello stesso problema. Come dice Bill: “Quando sopravviene la sofferenza, dobbiamo essere disposti a trarne una lezione e ad aiutare gli altri a fare altrettanto. Quando arriva la felicità, la accettiamo come un dono e ne rendiamo grazie a Dio”. (Come la vede Bill, pag. 306)
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SCOPERTE FELICI
Ci rendiamo conto di sapere, ben poco. Dio ci farà scoprire sempre dell’altro, a voi e a noi. ChiedeteGli nella vostra meditazione mattutina che cosa voi potete fare ogni giorno per l’uomo che è ancora malato. Le risposte verranno, se l’ordine regna dentro di voi. Perché evidentemente non potete trasmettere qualche cosa che non avete ottenuto. Bada te che il vostro rapporto con Lui sia giusto e grandi eventi si produrranno per voi e per innumerevoli altri. Questo è il Grande Fatto della nostra esistenza.
ALCOLISTI ANONIMI, pag. 163
La sobrietà è un viaggio pieno di felici scoperte. Ogni giorno porta nuova esperienza, consapevolezza, maggio re speranza, fede più profonda e tolleranza più ampia. Devo conservare queste qualità o non avrò nulla da tra smettere.
Per l’alcolista che si sta recuperando, sono eventi straordinari anche le comuni gioie quotidiane, trovate nella capacità di vivere un altro giorno nella grazia di Dio.
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DUE “MAGNIFICI MODELLI”
Tutto il progresso in A.A. può essere calcolato tenendo in considerazione soltanto due parole: umiltà e responsabilità. Il nostro intero sviluppo spirituale può essere misurato accuratamente attraverso il grado di adesione a questi magnifici modelli.
COME LÀ VEDE BILL, pag. 271
Riconoscere e rispettare i punti di vista, le doti e le prerogative degli altri e accettare di essere in errore mi mostra la via dell’umiltà. Applicare i principi di A.A. in tutte le mie attività mi porta a essere responsabile. Rispettare queste indicazioni arricchisce il valore della Quarta Tra dizione – e di tutte le nostre altre Tradizioni. Alcolisti Anonimi ha originato una filosofia di vita piena di valide motivazioni, ricca di principi e di valori etici estrema mente importanti, una visione dell’esistenza che si può estendere oltre i confini del popolo degli alcolisti. Per rispettare queste indicazioni ho bisogno solo di pregare, e di prendermi cura dei miei amici come se ognuno di loro fosse un fratello.
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L’AUTONOMIA DEL GRUPPO
Alcuni potranno pensare che avevamo portato il principio dell’autonomia del gruppo ai suoi estremi. Per esempio, nella sua “forma lunga” originale, la Quarta Tradizione dichiara: “Due o tre alcolisti che si riuniscono per ragioni di sobrietà, possono denominarsi un gruppo A.A. purché, come gruppo, non abbiano alcun’altra affiliazione”*… Questa sorta di ultra-libertà non è in ogni modo cosi rischiosa come sembra.
A.A. DIVENTA ADULTA, pag. 135
Da alcolista attivo, abusavo di ogni libertà che la vita mi offriva. Come poteva A.A. aspettarsi che io rispettassi l’ ultra-libertà concessa dalla Quarta Tradizione? L’imparare il rispetto è diventato un compito che dura tutta la vita.
A.A. mi ha fatto accettare in pieno la necessità della disciplina e che, se non la difendo dal profondo di me stesso, la pagherò cara. Questo vale anche per i gruppi. La Quarta Tradizione mi orienta verso una direzione spirituale, a dispetto delle mie inclinazioni da alcolista.
*Si tratta qui di una svista di Bill: cita la Terza Tradizione, e fa in vece riferimento alla Quarta.
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UN GRANDE PARADOSSO
Tale retaggio di sofferenza e di recupero si trasmette facilmente tra gli alcolisti, dall’uno all’altro. Questo è il dono che Dio ci ha fatto, e farlo avere ad altri come noi è l’unico scopo che oggi anima gli A.A. di tutto il mondo.
DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 218
E. grande paradosso di À.A. è che so di non poter conservare il dono prezioso della sobrietà a meno di non regalarlo a mia volta.
Il mio scopo principale è rimanere sobrio. In A.A. non ho altra meta, e questo per me è tanto importante da esse re questione di vita o di morte. Se devio da questo proposito, sono sconfitto. A.A. non esiste solo per me, però: esiste per l’alcolista che ancora soffre. Innumerevoli al colisti si mantengono sobri condividendo la sobrietà con altri loro fratelli alcolisti. La via per il recupero consiste nel mostrare agli altri in A.A. che quando metto in comune questo dono con loro, cresciamo insieme nella grazia del Potere Superiore, e rutti insieme siamo sulla strada di un felice destino.