2024 Maggio

  • Guarire nel cuore e nella mente

    Abbiamo ammesso davanti a Dio, a noi stessi e a un altro essere umano l’esatta natura dei nostri torti.

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 77

    Mi accorgo che tenendo a distanza le persone mi tengo lontano anche da Dio, dal momento che Dio viene a me tramite il mio prossimo. Dio mi è più vicino di quanto pensi, e posso farne esperienza amando gli altri e lascian­do che loro amino me, ma non posso né amare né essere amato se permetto ai miei segreti di sbarrarmi il passo.

    Chi mi governa è quella parte di me che rifiuto di guardare. Devo essere disposto a esplorare i miei lati più oscuri per guarire nella mente e nel cuore, perché quella è la strada per la libertà. Devo addentrarmi nelle tenebre per trovare la luce e nella paura per trovare la pace.

    Con il rivelare i miei segreti – e dunque sbarazzando­ mi dei sensi colpa – posso trasformare davvero il mio modo di pensare e, modificando i miei pensieri, posso cambiare me stesso. I miei pensieri creano il mio futuro. Quello che sarò domani è determinato da ciò che penso oggi.

  • Illuminare l’oscuro passato

    Fate leva sul pensiero che nelle mani di Dio l’oscuro passa­to è quanto di più importante possediate: è la chiave della vita e della felicità di altri. Con esso potete evitare la morte e l’infelicità.

    ALCOLISTI ANONIMI, pag. 125

    Il mio passato non è più solo un’autobiografia: è un libro di consultazione da tirar giù dallo scaffale, aprire e condividere. Oggi che riprendo il mio posto nella vita, mi ap­pare come la più bella delle descrizioni. Infatti, anche se questo giorno è scuro – come capita che alcuni lo siano più tardi le stelle brilleranno ancora più luminose. La mia testimonianza del loro risplendere mi sarà richiesta in un futuro molto vicino. Allora tutto il mio passato sarà parte di me, perché ne è la chiave, non la serratura.

  • Fare pulizia completa

    Per qualche ragione, lo stare soli con Dio non ci sembra co­sì imbarazzante quanto lo stare faccia a faccia con un’altra persona. Finché davvero non ci sediamo e parliamo ad alta voce di ciò che per tanto tempo abbiamo nascosto, la nostra volontà di fare pulizia completa resta ancora una pura teo­ria.

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 84

    Ero abbastanza abituato a parlare con Dio e me stesso dei miei difetti di carattere, ma sedere faccia a faccia e discu­tere apertamente di questioni tanto personali con un’altra persona è stato molto più difficile. Eppure questa espe­rienza mi ha dato lo stesso sollievo che ho provato quan­do ho ammesso per la prima volta di essere un alcolista. Ho cominciato ad apprezzare il significato spirituale del Programma, e il fatto che questo Passo fosse solo un’in­troduzione a quello che doveva ancora venire nei rima­nenti sette.

  • Completamente onesti

    Dobbiamo essere completamente aperti e onesti con qual­cuno se vogliamo vivere a lungo ed essere felici in questo mondo.

    ALCOLISTI ANONIMI, pag. 72

    Come tutte le virtù, l’onestà va condivisa. Tutto è comin­ciato dopo che ho condiviso “… la storia di rutta la mia vita con qualcuno …” per trovare il mio posto in A.A. Poi ho condiviso la vita per aiutare il nuovo venuto a trovare il suo posto fra di noi. Questa condivisione mi aiuta a im­parare l’onestà in tutte le relazioni sociali, e a capire che il progetto che Dio ha per me si realizza attraverso un’o­ nesta franchezza e buona volontà.

  • Lucciole e lanterne

    … quello che ci viene in mente quando siamo soli può esse­ re alterato dalla razionalizzazione e dalla nostra tendenza a scambiare i desideri per realtà. Il vantaggio di parlare con un’altra persona è che possiamo avere un suo immediato commento e consiglio ‘sulla nostra situazione…

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 84

    Ho perso il conto di quante volte, arrabbiato e frustrato, ho detto a me stesso: “Non posso continuare a prendere lucciole per lanterne!”. Alla fine, ho capito che ciò che mi serviva quando vivevo questi tormenti era qualcuno capace di farmi distinguere le lucciole dalle lanterne; che mi suggerisse un sentiero migliore da seguire; che potes­se darmi una mano a sedare i conflitti e aiutarmi a evitare ostacoli e trappole.

    Quando non ce la faccio ad andare avanti, chiedo a Dio di darmi il coraggio di chiamare in soccorso un ami­ co A.A.

  • Non nascondere nulla

    Realmente decisive sono la vostra volontà di confidarvi e la vostra piena fiducia in qualcuno col quale condividere il vostro primo scrupoloso inventario. …Il senso di sollievo cre­scerà di minuta in minuto, a patto che non nascondiate nul­la. Quelle maledette emozioni represse in noi da anni pro­ rompono da dove erano confinate, è svaniscono miracolosamente non appena manifestate. Mentre la sofferenza si placa, una tranquillità risanatrice prende il suo posto.

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 86-87

    Alle mie prime riunioni A. A. ha cominciato a manifestar­ si un piccolo nucleo di sentimenti nascosti; poi, riuscire a conoscermi meglio è diventato per me un’attività da im­parare. Questa nuova comprensione di me stesso ha por­tato un cambiamento al mio modo di reagire alle situa­zioni della vita quotidiana. Ho capito di avere il diritto di fare delle scelte nella vita, e così la dittatura interiore del­ le abitudini ha mollato lentamente la presa.

    Ho fiducia che, se cerco Dio, troverò uno stile di vita migliore e potrò chiederGli giorno per giorno di aiutarmi a vivere una vita sobria.

  • Rispetto per gli altri

    Racconteremo la nostra storia a chi sarà in grado di capir­ la e di non esserne coinvolto. La regola è che dobbiamo essere inflessibili con noi stessi e pieni di riguardo per gli al­tri.

    ALCOLISTI ANONIMI, pag. 73

    Il rispetto per gli altri è la lezione che traggo da questo brano. Devo fare di tutto per liberarmi se voglio trovare quella serenità che ho cercato tanto a lungo. Nulla di tut­o ciò, però,”deve essere fatto a spese degli altri. L’egoi­smo non ha spazio nello stile di vita A.A.

    Quando affronto il Quinto Passo è più saggio sceglie­ re qualcuno con cui ho in comune gli stessi obiettivi, per­ ché se quella persona non mi capisse il mio progresso spirituale potrebbe esserne ritardato e potrei correre il pe­ricolo di una ricaduta. Perciò chiedo che Dio mi ispiri prima di scegliere la persona con cui confidarmi.

  • Un rifugio

    Tutti i Dodici Passi di A.A. ci chiedono di andare contro i nostri desideri naturali… tutti sgonfiano il nostro Io. Quan­do si tratta di sgonfiare l’Io pochi Passi sono più duri da fa­ re del Quinto. Ma quasi certamente nessun Passo è più essenziale per raggiungere una sobrietà duratura e la pace dello spirito.

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 77

    Anche dopo avere messo per iscritto i miei difetti di ca­rattere, non ero ancora disposto a parlarne, ma poi decisi che era giunto il momento di smettere di portare quel far­ dello da solo: dovevo confessare quei difetti a qualcun al­tro. Avevo letto – e mi era anche stato detto – che non po­tevo rimanere sobrio se non l’avessi fatto. Il Quinto Passo mi ha dato un senso di appartenenza, insieme a umiltà e serenità, quando l’ho messo in pratica nella vita di tutti i giorni. E stato importante ammettere i miei difetti di ca­rattere nell’ordine presentato nel Quinto Passo: “A Dio, a noi stessi e a un altro essere umano”. Ammetterli a Dio per primo ha aperto la via all’ammetterli a me stesso e a un’altra persona. Proprio come nella bella descrizione del Passo una sensazione di unione con Dio, e con un compagno mio simile, mi ha condotto a un rifugio dove ho potuto prepararmi ai Passi successivi, sulla via di una sobrietà piena ed efficace.

  • Affrontare la paura

    Se siamo ancora attaccati a qualcosa che non vogliamo ab­bandonare, noi domanderemo a Dio di aiutarci a lasciarla.

    ALCOLISTI ANONIMI, pag. 75

    Una volta fatto il Quinto Passo, ho capito che tutti i miei difetti di carattere derivavano dal bisogno di sentirmi si­ curo e amato. Usare la mia volontà, da solo, per cercare di eliminarli, sarebbe stato tentare di risolvere il proble­ma in modo ossessivo. Nel Sesto Passo ho intensificato il metodo che avevo adottato nei primi tre – meditare sul Passo ripetendomelo continuamente, partecipare alle ri­unioni, seguire i suggerimenti del mio sponsor, leggere ed esaminare me stesso. Durante i primi tre anni di so­ brietà avevo paura di entrare da solo in ascensore; un bel giorno decisi che dovevo affrontare questa paura: chiesi l’aiuto di Dio, entrai nell’ascensore e in un angolo vidi una donna che piangeva. Mi disse che da quando le era morto il marito era tremendamente spaventata dagli ascensori. Dimenticai le mie paure e la confortai. Questa esperienza spirituale mi ha aiutato a capire come la buo­na volontà fosse la chiave per lavorare sul resto dei Dodi­ci Passi fino al recupero. Aiutati che Dio t’aiuta.

  • Finalmente libero

    Un’ulteriore grande beneficio che possiamo attenderci dal confidare i nostri difetti a un altro essere umano è l’umiltà, parola spesso male interpretata…. essa equivale a un chia­ro riconoscimento di cosa e chi siamo realmente, seguito da un sincero tentativo di diventare quello che potevamo essere.

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 81

    Nel profondo dell’animo sapevo che se mai avessi voluto essere gioioso, libero e felice avrei dovuto condividere il mio passato con un’altra persona. La gioia e il sollievo che ho provato dopo averlo fatto vanno oltre ogni descri­zione. Quasi subito dopo avere fatto il Quinto Passo, mi sono sentito libero dalla schiavitù del mio Io e dell’alcol. Quella libertà dura da trentasei anni, un giorno alla volta. Ho scoperto che Dio ha saputo fare per me quello che io non avrei mai potuto fare da solo.

  • Un nuovo senso di appartenenza

    Fino a quando non avessimo parlato con assoluta sincerità dei nostri conflitti e ascoltato qualcun altro fare la stessa cosa, non avremmo potuto sentirci parte di niente.

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 81

    Dopo quattro anni in A.A. sono riuscito a scoprire la li­bertà dal peso di quelle emozioni sepolte che mi avevano causato tanto dolore. Con l’aiuto di A.A., e un supporto psicologico esterno, il dolore è scomparso e ho sentito un totale senso di appartenenza e di pace. Ho anche provato per Dio una gioia e un amore di cui prima non avevo mai avuto esperienza. Nutro un reverenziale rispetto per il potere del Quinto Passo.

  • Il passato è passato

    L’esperienza di A A. ci ha insegnato che non possiamo vive­ re da soli coi nostri pressanti problemi e con i difetti di carattere che li causano o li aggravano. Se … il Quarto Passo …ha portato completamente alla luce quelle esperienze che preferiremmo non ricordare .«.. allora il bisogno di smetter­ la di vivere da soli con quei tormentosi fantasmi del passato diviene più urgente che mai. Dobbiamo parlarne con qual­cuno.

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 77

    Quel che è fatto è fatto, e non si può cambiare. Il mio at­teggiamento in proposito però lo posso cambiare, parlan­do con quelli che ci sono passati prima di me e con gli sponsor. Potrei desiderare che il passato non fosse mai esistito, ma il mio atteggiamento muterà se cambio il mio modo di comportarmi nei confronti di ciò che ho fatto. Non dovrò desiderare che il passato si annulli. Posso cambiare i miei sentimenti e atteggiamenti, ma solo attra­verso le mie azioni e con l’aiuto dei miei fratelli alcolisti.

  • La via più facile e comoda

    Se sorvoliamo questo Passo vitale del nostro Programma, probabilmente non vinceremo il problema dell’alcol.
    ALCOLISTI ANONIMI, pag. 71

    Certo non facevo salti di gioia di fronte alla possibilità di affrontare chi ero realmente, specie quando le sofferenze dei giorni in cui ancora bevevo incombevano su di me come una nuvola scura. Presto però, alle riunioni, ho sen­tito di quell’amico del gruppo che non voleva fare il Quinto Passo e continuava a venire alle riunioni, treman­ do d’orrore al pensiero di rivivere il suo passato. La via più facile e comoda consiste nel fare questi Passi verso la libertà dalla nostra malattia fatale, e nell’avere fede in A.A. e nel nostro Potere Superiore.

  • È bello essere me stesso

    Spesso, dei nuovi venuti hanno cercato di tenere per sé cer­ti fatti della loro vita. … sono ricorsi a metodi più facili…. Ma non avevano imparato abbastanza dell’umiltà…

    Alcolisti Anonimi, pag. 71-72

    Umiltà mi suona molto come umiliazione, ma in realtà è la capacità di guardare me stesso e accettare con onestà quello che trovo. Non ho più bisogno di essere il “più in­telligente” o il “più stupido” o qualsiasi altro “più”. È bel­lo essere finalmente me stesso. Mi è più facile accettarmi se condivido la mia intera vita. Se non riesco a farlo nelle riunioni di gruppo allora farei meglio a procurarmi uno sponsor – qualcuno col quale condividere “certi fatti” che potrebbero riportarmi a una sbornia, e alla morte. Devo fare tutti i Passi. Ho bisogno del Quinto Passo per impara­re la vera umiltà. Sistemi più facili non funzionano.

  • Conosci Dio, conosci la pace

    Evidentemente una vita piena di profondi risentimenti porta allo svuotamento di sé e alla infelicità. …Ma per l’alcolista, la cui speranza è quella di conoscere e migliorare un’esperienza spirituale,;questo fatto del risentimento è estremamente grave.

    ALCOLISTI ANONIMI pag.65

    Conosci Dio,

    conosci la pace.

    Nessun Dio,

    nessuna pace.

  • Perdoniamo…

    Spesso, mentre stavamo lavorando a questo Passo con i no­stri sponsor o consiglieri spirituali, ci siamo sentiti per la prima volta capaci di perdonare gli altri, senza badare a quanto profondamente sentissimo di aver subito dei torti. Il nostro inventario morale ci aveva persuaso che era auspi­cabile un perdono generale, ma fu solo quando affrontam­mo risolutamente il Quinto Passo che riuscimmo a com­prendere nel profondo dell’animo di essere capaci di rice­vere il perdono e anche di darlo.

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 81

    Che stupenda sensazione dà il perdono! Che rivelazione sulla mia natura emotiva, psicologica e spirituale! Tutto quello che ci vuole è la buona volontà di perdonare. Dio farà il resto.

  • … E PERDONIAMO

    In circostanze particolarmente difficili ho dovuto ripetuta­mente perdonare sia gli altri che me stesso.

    COME LA VEDE BILL, pag. 268

    Perdonare se stessi e gli altri sono proprio come due cor­renti nello stesso fiume, entrambe rallentate o del tutto bloccate dalla diga del risentimento. Una volta sollevata questa diga, l’una e l’altra possono scorrere liberamente. I Passi di A.A. mi permettono di capire come nella mia vita il risentimento abbia innalzato una barriera e quindi bloccato questo flusso. Con l’aiuto di Dio come io posso concepirLo, i Passi mi indicano la via per poter eliminare i miei risentimenti. Il risultato di questa soluzione è che posso trovare la grazia che mi rende capace di perdonare me stesso e gli altri.

  • LA LIBERTÀ DI ESSERE ME STESSO

    Se ci sforziamo di fare bene ciò che è richiesto in questa fa­ se del nostro lavoro, ci meraviglieremo scoprendo di avere completato la metà della nostra opera. Conosceremo una nuova libertà e una nuova felicità.

    ALCOLISTI ANONIMI, pag. 82

    La mia prima vera libertà è quella di non dover prendere il bicchiere oggi. Se la desidero veramente, mi impegne­rò a lavorare sui Dodici Passi, e la felicità di questa libertà mi arriverà attraverso di essi – a volte velocemente, a volte lentamente. Ne conseguiranno altre libertà, e farne l’inventario sarà una nuova felicità. Oggi ho avuto una nuova libertà, la libertà di essere me stesso. Ho la libertà di essere migliore di quanto non sia mai stato.

  • DARE INCONDIZIONATAMENTE

    Sa bene che la sua vita è divenuta più ricca, con un dividen­do extra del dare senza chiedere nulla in cambio.

    COME LA VEDE BILL, pag. 69

    Il concetto del dare incondizionatamente è stato difficile da capire quando mi sono trovato per la prima volta nel Programma. Ero sospettoso, quando gli altri volevano aiutarmi. Pensavo: “Cosa vorranno in cambio?”. Ma ben presto ho sperimentato la gioia di aiutare un altro alcolista e ho capito perché loro, all’inizio, erano lì per me. I miei atteggiamenti sono cambiati, e ho desiderato con forza aiutare gli altri. A volte ero preso dall’ansia, tanto volevo che conoscessero le gioie della sobrietà e sapesse­ro che la vita può essere bellissima. Quando la mia vita è piena di un Dio d’amore, come io posso concepirLo, e do il mio amore ai fratelli alcolisti, sento in me una ricchez­za speciale che è difficile spiegare.

  • Un giorno alla volta

    Soprattutto, vivi un giorno alla volta.

    COME LA VEDE BILL, pag. 11

    Perché devo prendermi in giro, dicendomi che devo stare lontano dal bicchiere solo per un giorno, quando so perfettamente che non dovrò bere mai più finché vivo? Non mi sto prendendo in giro, perché un giorno alla volta è probabilmente l’unico modo che ho per raggiungere l’o­biettivo a lungo termine del rimanere sobrio.

    Se decido che non berrò mai più finché vivo non fac­cio che montarmi la testa. Come posso essere sicuro che non berrò, se non ho nessuna idea di cosa mi riservi il fu­turo?

    Sulla base di “un giorno alla volta” sono sicuro di po­ter stare alla larga dal bicchiere per un giorno. Così inco­mincio con sicurezza. Alla fine della giornata, ho la ri­compensa del successo. Il successo mi fa stare bene e mi spinge a volerlo ancora!

  • Un elenco delle fortune

    Un esercizio che pratico, è cercare dì fare un inventario completo delle mie fortune…

    COME LA VEDE BILL, pag. 37

    Cosa avevo di cui essere grato? Mi sono appartato e ho cominciato a fare l’elenco delle fortune di cui non avevo alcun merito, a partire dall’essere nato sano di mente e di corpo. Ho alle spalle più di settantaquattro anni di vita si­ no a oggi; la lista era lunga due pagine, e ci sono volute due ore per compilarla: ho incluso la salute, la famiglia, i soldi, A.A. – tutto quanto.

    Ogni giorno, nelle mie preghiere, chiedo a Dio di aiu­tarmi a ricordare il mio elenco e a esserne grato per tutto l’arco della giornata. Quando ricordo la mia lista della gratitudine, è proprio difficile giungere alla conclusione che Dio mi abbia trattato male.

  • Primo passo

    Abbiamo… (prima parola del Primo Passo)

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 25

    Quando bevevo, tutto quello che riuscivo a pensare era “io, io, io”, oppure “me, me, me”. Quella dolorosa osses­sione per me stesso, quella malattia dell’anima e quell’e­goismo spirituale mi hanno tenuto legato alla bottiglia per più di metà della mia vita.

    Il viaggio per trovare Dio e fare la sua volontà, un giorno alla volta, è cominciato con la prima parola del Primo Passo… “Abbiamo”. C’era potenza, vigore, sicu­rezza nella forza del numero, e per un alcolista come me c’è stata la vita. Se avessi tentato di recuperarmi da solo probabilmente sarei morto. Con Dio e un altro alcolista ho uno scopo divino nella vita… sono diventato uno stru­mento dell’amore risanatore di Dio.

  • Salute spirituale

    Superata la malattia spirituale, siamo recuperabili sia men­talmente sia fisicamente.

    ALCOLISTI ANONIMI, pag. 63

    Mi risulta assai difficile venire a patti con la mia malattia spirituale a causa del mio grande orgoglio, ben maschera­to sotto il successo materiale e le capacità intellettuali. L’intelligenza non è incompatibile con l’umiltà, a patto che metta l’umiltà al primo posto. Inseguire prestigio e ricchezza e il fine principale di molti nel mondo attuale; essere affascinante e sembrare migliore di quanto io non sia in realtà è una malattia spirituale.

    Riconoscere e ammettere le mie debolezze è l’inizio di una buona salute spirituale. È segno di salute spiritua­le essere capace di chiedere a Dio ogni giorno di illumi­narmi, di farmi conoscere la Sua volontà e avere la forza di eseguirla. La mia salute spirituale è eccellente quando mi rendo conto che più sto meglio, più scopro quanto ho bisogno dell’aiuto degli altri.

  • “Felici, gioiosi e liberi”

    Siamo certi che Dio ci voglia felici, gioiosi e liberi. Non possiamo condividere l’opinione che questa vita sia una valle di lacrime, anche se un tempo lo è stata per molti di noi. Ma ci è ora chiaro che siamo stati noi stessi la causa dei nostri guai. Dio non ne è stato responsabile. Evitate quindi di crearvi deliberatamente dei tormenti, ma se arri­vassero dei guai fatene serenamente buon uso: sono un’oc­casione per dimostrare la Sua onnipotenza.

    ALCOLISTI ANONIMI, pag. 133

    Per anni ho creduto in un Dio punitivo, e davo a Lui la colpa delle mie sofferenze. Ho imparato che devo depor­re le armi dell’Io per prendere gli strumenti del Program­ma A.A. Non lotto contro il Programma perché è un do­no, e non ho mai lottato quando si è trattato di ricevere un regalo. Se talora continuo a lottare è perché sono ancora attaccato alle mie vecchie idee e… il risultato è zero.

  • Una gratitudine che cresce

    La gratitudine dovrebbe proiettarci in avanti, non indietro.

    COME LA VEDE BILL, pag. 29

    Sono molto grato che il mio Potere Superiore mi abbia dato una seconda possibilità di vivere una vita degna di essere vissuta. Grazie ad A.A. sono stato riportato alla ra­gione. Le promesse stanno realizzandosi nella mia vita. Sono grato di essere libero dalla schiavitù dell’alcol. So­no grato per la pace dello spirito e l’opportunità di cre­scere, ma la mia gratitudine dovrebbe proiettarmi in avanti, non indietro. Non posso mantenermi sobrio gra­zie alle riunioni di ieri o alle passate chiamate da Dodice­simo Passo; devo mettere la mia gratitudine in azione og­gi. Il nostro cofondatore ha detto che il modo migliore per dimostrare la nostra gratitudine è portare il messag­gio ad altri. Senza azione, la mia gratitudine è solo una gradevole emozione. Devo farla entrare in azione col la­voro da Dodicesimo Passo, portando il messaggio e con il mettere in pratica i nostri principi in tutte le mie attivi­tà. Sono grato dell’opportunità di portare il messaggio oggi!

  • Volgere il negativo in positivo

    In A.A., la crescita spirituale ed emotiva non dipende tanto dai nostri successi quanto dai nostri fallimenti e dalle nostre sconfitte. Se tieni a mente questo, credo che la tua rica­duta avrà l’effetto di tirarti su anziché di abbatterti.

    COME LA VEDE BILL, pag. 184

    Riferendosi alle sofferenze e alle avversità che i nostri fondatori incontrarono e superarono nel costituire A.A., Bill W. ci ha mandato un chiaro messaggio: una ricaduta può rivelarsi un’esperienza positiva per giungere prima all’astinenza e poi a un recupero permanente. Una rica­duta conferma la verità di ciò che sentiamo ripeterci nel­le riunioni di gruppo: “Non toccare quel primo bicchie­re!”. Rafforza la convinzione sulla natura progressiva della malattia e mette in risalto la necessità e la bellezza dell’umiltà nel nostro Programma spirituale. Quando la­scio che sia il mio Io a guidarmi, giungo alle verità più semplici nel modo più complicato.

  • Nessuno struggimento

    Giorno dopo giorno proviamo ad avvicinarci un po’ alla perfezione di Dio. Non dobbiamo struggerci…

    COME LA VEDE BILL, pag. 15

    Quando mi sono accorto per la prima volta che nei Dodi­ci Passi di A.A. non c’è un solo “non fare” ne sono rima­sto turbato, perché questa scoperta ha spalancato un var­co gigantesco avanti a me. Solo allora sono stato in grado di capire ciò che A.A. significa per me: A.A. non è un Programma di “non fare”, ma di “fai”. A.A. non è legge marziale: è libertà. A.A. non è spargere lacrime sui difetti, ma sudore per cercare di correggerli. A.A. non è penitenza: è salvezza. A.A. non è “Maledetto me!” per i miei peccati, passati e presenti. A.A. è “Rendo lode a Dio” per i progressi che sto facendo oggi.

  • Uguali diritti

    Prima o poi la maggior parte dei gruppi A.A. cade nel tra­nello dei regolamenti. … Dopo un certo periodo di tempo paura e intolleranza svaniscono, [e comprendiamo che] Non vogliamo negare a nessuno la possibilità di recuperar­ si dall’alcolismo. Vogliamo accogliere tutti per quanto pos­sibile, mai escludere.

    IL LINGUAGGIO DEL CUORE, pag. 47-48-49

    A.A. mi ha offerto la completa libertà e accettato per quello che sono. Farne parte non dipendeva da conven­zioni sociali, dall’aver soldi o dall’istruzione, e di questo sono molto grato. Spesso mi chiedo se accordo lo stesso trattamento agli altri o nego invece loro la libertà di esse­re diversi. Oggi cerco di sostituire la mia paura e intolle­ranza con la fede, la pazienza, l’amore e l’accettazione. Posso portare queste energie al mio gruppo A.A., a casa e in ufficio. Mi sforzo di trasmettere il mio atteggiamento positivo ovunque io vada.

    Non ho né il diritto né la responsabilità di giudicare gli altri. A seconda del mio atteggiamento posso vedere i nuovi venuti in A.A., la famiglia e gli amici come minac­ce o come maestri. Quando penso ad alcuni miei giudizi dati in passato, mi è chiaro quanto la presunzione abbia danneggiato il mio spirito.

  • La vera tolleranza

    L’unico requisito per essere membri di A.A. è desiderare di smettere di bere.

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 201

    Ho sentito per la prima volta la forma abbreviata della Terza Tradizione nel Preambolo. Quando sono arrivato in A.A. non riuscivo ad accettare me stesso, il mio alcoli­smo o un Potere Superiore. Se fosse stato necessario un qualsiasi requisito fisico, mentale, morale o religioso per farne parte* oggi sarei morto. Bill W. diceva che la Terza Tradizione è l’atto istitutivo della libertà personale. La cosa che mi ha impressionato di più è stata il senso di ac­cettazione degli alcolisti anonimi, che mettevano in prati­ca la Terza Tradizione tollerandomi e accettandomi. Sen­to che l’accettazione è amore, e che l’amore è ciò che Dio vuole per noi.

  • Il nostro scopo primario

    Più A.A. si impegna nel suo scopo principale, più grande sarà in ogni luogo la sua utile influenza.

    A.A. DIVENTA ADULTA, pag. 141

    È con gratitudine che rifletto sui primi giorni della nostra associazione e su quei saggi e amorevoli “precursori” che proclamarono che non dovremmo mai lasciarci deviare dal nostro scopo primario: portare il messaggio agli alco­listi che ancora soffrono.

    Nutro di buon grado rispetto verso tutti coloro che la­vorano nel campo dell’alcolismo, tenendo sempre in men­te che A.A. non appoggia nessun’altra causa che la pro­pria. Devo ricordare che A.A. non ha alcun monopolio sui miracoli e rimango umilmente grato a un Dio d’amore che ne ha reso possibile l’esistenza.

  • Prontezza nell’essere utile agli altri

    …la nostra associazione … sia giunta alla conclusione di non avere che un’unica, alta missione: portare il messaggio di A.A. a quelli che non sanno che esiste una via d’uscita.

    DODICI PASSI E DODICI TRADIZIONI, pag. 219

    La Luce della la libertà risplende chiara sui fratelli alcolisti mentre ognuno di noi serve da stimolo alla crescita dell’altro. I “Gradini”* verso il miglioramento di noi stessi iniziano dalle piccole cose, ma ognuno di essi co­stituisce infine la “scala” che ci porta fuori dal pozzo del­la disperazione, verso una nuova speranza. L’onestà di­venta la “tenaglia” per spezzare le “catene” che mi lega­no. Uno sponsor, che è un attento ascoltatore, può aiutar­mi ad ascoltare con accuratezza il messaggio che mi gui­derà verso la libertà.

    Chiedo a Dio il coraggio di vivere in modo che Alco­listi Anonimi possa essere una testimonianza della Sua benevolenza. Questa missione mi rende libero di condi­videre i doni del mio star bene, animato dallo spirito di trovarmi sempre pronto a essere utile agli altri.